I parlamentari (7 su 74) promettono di fare squadra

11 novembre 2017

Pagina 10, Nordest

VENEZIA Un patto di lealtà tra consiglieri regionali e parlamentari veneti in vista del negoziato con il governo e del successivo voto alle Camere. È quello sancito ieri durante l'audizione di deputati e senatori: 7 sui 74 invitati. «Evidentemente agli assenti non frega assolutamente nulla dell'autonomia del Veneto», ha lamentato Nicola Finco, capogruppo consiliare del Carroccio. Dai presenti è però arrivata ampia disponibilità. «Non vedo critiche al contenuto del progetto di legge, perché la trattativa è seria», ha detto la senatrice Erika Stefani (Lega). «Bisogna lavorare sodo ai dossier e cercare le alleanze, nella nostra regione ma anche con le altre autonomie regionali virtuose», ha osservato Simonetta Rubinato (Pd). «Siccome non si può dare nulla per scontato, suggerirei un tavolo di confronto fra i parlamentari di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna», ha proposto il deputato Michele Mognato (Mdp). «Tutti insieme siete quasi 300, un bel numero per attivare una forte iniziativa politica», ha concordato la consigliera dem Orietta Salemi. «Ciascuno di noi faccia la propria parte all'interno del proprio partito», ha auspicato Jacopo Berti (M5S). «Già, ecco perché penso che Zaia abbia commesso un errore politico e tattico a non sedersi al tavolo di giovedì con Maroni e Bonaccini», ha sottolineato Piero Ruzzante, capogruppo consiliare di Mdp. «La volontà dei veneti dev'essere rispettata, chi ostacolerà questo percorso avrà un comportamento eversivo nei confronti della Costituzione», ha tuonato Stefano Casali, leader di Cdv. «Spero che già in quest'aula arriveremo ad un'approvazione unanime», gli ha fatto eco il capogruppo forzista Massimiliano Barison. «Attenzione però a non sostituire Roma con Venezia: Sappada fa capire come debba essere completamente ripristinato il decentramento amministrativo in Veneto», ha ammonito il deputato Roger De Menech. A proposito del caso sappadino, opposte le visioni di M5S e Fi sullo stop al voto: «L'arrivo all'ultimo minuto della lettera di Roberto Ciambetti non è stato corretto», secondo il deputato Federico D'Incà; «Invece il presidente ha fatto bene», ha ribattuto il senatore Marco Marin.A.Pe.

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pubblicata il 11 novembre 2017

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