La mia opinione sulla guerra dei sacchetti montata sui social

04 gennaio 2018

La polemica montata sui social sul pagamento dal 1° gennaio dei sacchetti in plastica ultraleggeri testimonia quel clima rancoroso che secondo il CENSIS contrassegna oggi la società italiana. E dimostra come il Governo sia riuscito a rendere un’iniziativa dalla finalità condivisibile un boomerang comunicativo.

È vero che non lo impone alcuna direttiva europea di far pagare ai consumatori da quest’anno le borse di plastica ultraleggere per la frutta e la verdura,  perché l’Europa si sta preoccupando invece delle borse in plastica che noi abbiamo già messo fuori legge dal 2012.

Perciò, come rivendica il Ministro Galletti, «l’entrata in vigore della normativa ambientale sugli shopper ultraleggeri è un atto di civiltà ecologica che pone l'Italia all'avanguardia nel mondo nella protezione del territorio e del mare dall'inquinamento da plastiche e microplastiche». Ed ha ragione quando osserva che «le polemiche sul pagamento di uno o due centesimi a busta sono un’occasione di strumentalizzazione elettorale», perché i consumatori pagavano le buste per l’ortofrutta anche prima, con un ricarico occulto sul prezzo dei prodotti, mentre «oggi il consumatore sa quanto costa l'impegno di ciascuno per la lotta alle plastiche che infestano i nostri mari».

Ma allora perché il Governo ha fatto approvare una norma che recita testualmente: «Le borse di  plastica  in  materiale  ultraleggero  non  possono essere distribuite a titolo gratuito e a tal fine il prezzo di  vendita per  singola  unita'  deve  risultare  dallo  scontrino   o   fattura d'acquisto  delle  merci  o  dei  prodotti  imballati  per  il   loro tramite» (nuovo comma 5 dell’art. 226-ter del D. Lgs. n. 152/2006)? Scritta così sembra che i sacchetti prima fossero regalati! Mi chiedo quale dirigente sia stato il responsabile della pessima scrittura dell’emendamento portato dal Governo all’approvazione del Senato.

Mi chiedo anche perché solo ora il dicastero dell’Ambiente abbia pensato di verificare con il ministero della Salute la possibilità di consentire ai consumatori di usare sporte portate da casa in sostituzione dei sacchetti ultraleggeri. Per sentirsi rispondere oggi dal segretario generale del dicastero della Salute che «non siamo contrari al fatto che il cittadino possa portare i sacchetti da casa, a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti», paventando il rischio di «contaminazioni», con la precisazione che il titolare dell’esercizio commerciale «avrebbe ovviamente la facoltà di verificare l'idoneità dei sacchetti monouso introdotti» dal consumatore?

Trovo davvero surreale che in uno Stato liberale la facoltà del consumatore di portarsi da casa la sporta che gli aggrada per metterci le mele debba essere riconosciuta dalla burocrazia ministeriale. Con la conseguenza per di più che imponendo il monouso si aumenta il consumo di borse in plastica. Il che conferma che uno dei mali strutturali di questo Paese è il centralismo  burocratico romano. Per fortuna - tocca dire - che c’è la Commissione europea, il cui portavoce responsabile per l’Ambiente ha appena chiarito che «l’obiettivo della legislazione Ue è di utilizzare le buste di plastica solo quando ce n’è davvero bisogno» e quindi per i consumatori deve essere possibile usare i propri sacchetti riutilizzabili per la spese nei supermercati, alla faccia delle circolari ministeriali.

Un'ultima osservazione. Il cortocircuito mediatico è stato alimentato, in questo periodo di campagna elettorale, anche dall'accusa che il Pd avrebbe favorito la ditta Novamont, leader nel settore dei sacchetti bio. In realtà in Italia ci sono circa 150 aziende che fabbricano sacchetti prodotti da materie naturali e non da petrolio, impiegando 4mila dipendenti, con un fatturato di circa 350 milioni, come ha spiegato su Facebook Catia Bastioli, amministratrice delegata del Gruppo Novamont. Come sempre accade, la normativa entrata in vigore il 1° gennaio favorirà alcune aziende, sfavorendone altre. Quelle più innovative sul fronte delle plastiche biodegrabili vedranno aumentare il proprio fatturato, mentre chi non ha innovato resterà al palo. Ma questa, a nostro avviso, potrebbe essere una delle conseguenze positive della nuova legge.  

Per approfondire trovi ai seguenti link:

- l'emendamento del Governo 

- l'estratto del dossier del Servizio Studi sulla norma

Ecco come funziona la legge sui sacchetti biodegradabili - Il Sole 24Ore

Sacchetti bio, ministero Salute: ok monouso da casa - Il Sole 24Ore

- Polemiche per il prezzo dei sacchetti bio. L'Italia unica ad applicare la direttiva UE - Il Corriere della Sera

- Sacchetti bio, rissa sulle regole UE. A pagamento solo in Italia e Francia - La Nazione


pubblicata il 04 gennaio 2018

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