"Il Governo non tocchi il corso di laurea in Medicina a Treviso" - La Tribuna

08 giugno 2020

TREVISO - “Abbiamo sempre lottato per avere una vera e propria città universitaria, faremo di tutto per dire basta a questo scempio, Treviso diventerà un grande polo universitario e questo “Governo dei no” non potrà impedirlo”. Queste le parole dei rappresentanti dell’associazione studentesca Azione Universitaria e di Fratelli d’Italia sulla decisione del governo di impugnare la legge regionale che istituiva a Treviso, all’Usl 2, il corso universitario completo di Medicina e Chirurgia dell’università di Padova. Il governatore Zaia ha già dichiarato che l’Ente ricorrerà contro la decisione del Governo ma la cosa crea malumore anche in Fratelli d’Italia, specialmente tra i giovani che svolgono rappresentanza universitaria a Treviso sotto la sigla di Azione Universitaria. 

Erika Fischer, coordinatrice provinciale di Gioventù Nazionale (giovanile di FDI) e rappresentante degli studenti a Giurisprudenza, bolla la scelta del Governo come “una scelta politica, in contraddizione con l’autonomia della Regione e soprattutto dell’Università”.

Sul tema anche Raffaele Freda, consigliere comunale di Preganziol ed ex leader di Azione Universitaria nella Marca: “La mossa del governo innanzitutto si dimostra distante dalle esigenze del nostro territorio e poi intacca la libera scelta dell’Università di Padova in ordine a dove istituire i corsi”.

Sulla questione interviene anche Davide Visentin, capogruppo di FdI a palazzo dei Trecento e presidente della commissione urbanistica: “Insieme al sindaco stiamo lavorando per una città a misura di studente, la facoltà di medicina stabilmente in città avrebbe permesso a Treviso di diventare un importante polo universitario, l’azione del governo prova a tagliarci fuori e così facendo arrecherebbe un danno a tutti i cittadini sul piano economico, sanitario e culturale".

Prende posizione anche Simonetta Rubinato, ex sindaco di Roncade e parlamentare, presidente di Veneto Vivo. “Ancora una volta il centralismo burocratico romano gioca un brutto scherzo alle legittime aspirazioni di autogoverno dei veneti. Lo stop al progetto per la formazione dei medici è davvero una follia. In un Paese normale - sottolinea - sarebbe bastato organizzare una sorta di conferenza di servizi tra i diversi Ministeri competenti per risolvere la questione. Ancora una volta, complice una politica poco autorevole, le questioni prettamente burocratiche finiscono per prevalere sugli obiettivi strategici e sulla leale collaborazione tra livelli di governo”. “Non è un buon segnale per un sistema sanitario come quello veneto che ha dimostrato nell’emergenza di essere ancora un modello di riferimento - continua - né è accettabile da parte di una regione dove il popolo a gran voce ha chiesto maggiore autogoverno. L’unica soluzione per uscire dal centralismo burocratico romano - conclude Rubinato - è avviare quanto prima l’autonomia differenziata e il federalismo fiscale, riformando in modo radicale la pubblica amministrazione della Repubblica semplificandola e organizzandola secondo responsabilità su obiettivi e risultati concreti”.

 


pubblicata il 09 giugno 2020

 
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