Venerdì 30 aprile 2010
Il fazioso e il pluralista
Nelle democrazie, in tutte, la maggioranza dei cittadini ha interesse nullo, scarso o sporadico per la politica. E’ sempre una minoranza, magari consistente ma pur sempre minoranza, a seguire con continuità le vicende politiche. Sono gli atteggiamenti prevalenti in questa minoranza a dettare tono e qualità della democrazia.
Sono tre i tipi umani che più frequentemente si incontrano in tale minoranza: l’estremista, il fazioso, il pluralista.
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Per l’estremista la politica è una grande discarica nella quale egli getta la parte peggiore di sé. L’estremista è uno che odia. Odia se stesso in realtà ma trasforma l’odio per se stesso in odio per il “nemico politico”.
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Poi c’è il fazioso. E’ a differenza dell’estremista il fazioso, come qui lo intendo, non è un caso psichiatrico. Però è spaventato dalle opinioni in contrasto con la sua. Nei mezzi di comunicazione cerca più conferme ai suoi pregiudizi che informazioni o dibattiti di idee. E’ rassicurato dall’idea che esista, in materia politica, la “verità”, unica, chiara, indiscutibile, e che egli, essendo onesto e intelligente, la conosca. Per lui, quelli che non vogliono accettare la verità in cui egli crede sono disonesti o stupidi.
Il fazioso teme lo stress che gli procurerebbe il riconoscimento che il mondo è davvero complesso e ambiguo Ha bisogno di contare su un quadro di certezze: di qua il bene, di là il bene.
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C’è infine il pluralista. Accetta il fatto che il mondo sia complesso e, dunque, che non ci sia, sui fatti contingenti della politica, una verità acquisita per sempre. Accetta che il problema sia, ogni giorno, quello (faticoso) di impadronirsi, confrontando le opinioni e riflettendo sui fatti, di quel poco di precarissima “verità” che si riesce ad afferrare. Senza abdicare alle proprie convinzioni più profonde non teme di ascoltare pareri diversi. Pensa che, se sono ben argomentati e presentati con garbo, possono anche arricchirlo.
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Quanto più nella minoranza che si interessa con continuità di politica prevale il tipo pluralista, tanto più la democrazia è salda e sicura.
(Anglo Panebianco)
Gli immigrati
C’è un problema che non si può più ignorare: l’immigrazione. E’ ora di dire basta, serrare i ranghi e chiudere le porte. Perché questa gente con noi non c’entra niente: venera un dio diverso dal nostro, parla una lingua diversa dalla nostra, veste in modo diverso dal nostro. Spesso sono veri e propri selvaggi. Quando non sono criminali. O addirittura terroristi. Occorre fermarli alle frontiere. Anzi, meglio nei porti di partenza. Ed estradare gli indesiderabili, rispedirli a casa loro. Quelli che rimangono, invece, devono integrarsi, non possono venire qui e pensare di mantenere usi e costumi di un mondo che non ci appartiene. Sono voluti venire qui da noi? Allora devono adeguarsi.
Pontida 2009? No. New York 1909.
(Claudio Gatti, “Quando l’Italia puzzava” in “IL“ di novembre 2009)
Mercoledì 28 aprile 2010
Famiglia italiana e demerito
La società italiana è profondamente diseguale e statica. Il destino dei figli è legato a quello dei genitori, molto più di quanto non avvenga in altri Paesi... Il demerito dei giovani rafforza la gerontocrazia, che in Italia ha assunto livelli unici nel mondo occidentale. I leader anziani al comando del Paese – che si tratti di leader d’impresa, dello Stato, dei sindacati o delle associazioni di categoria – tendono a perpetuare il circolo vizioso del demerito per proteggere i propri privilegi, deprimendo ulteriormente la fiducia nel merito della società.
La cusa principale del demerito della società italiana è la grande forza della famiglia, che tende a privilegiare il familismo – l’appartenenza rispetto al merito – e che non ha trovato, durante il secolo scorso, un’alternativa credibile in uno Stato forte, in grado di dare fiducia ai suoi cittadini.
(Roger Abravanel)
Virtù antiche e moderne
L’epoca moderna non ha mai tenuto in gran conto virtù antiche e medievali quali la fedeltà, il coraggio, la saggezza, l’umiltà e la cavalleria. Per essa valgono piuttosto, come virtù cardinali, la flessibilità, la capacità di fare squadra e di essere vincenti.
(Hans Magnus Enzensberger)
L’essenza di ogni grande rivoluzione sociale
L’essenza di ogni grande rivoluzione sociale è sempre stato il passaggio da una generazione all’altra (…) quando i giovani accettano l’anzianità per amore del quieto vivere… il rispetto per l’età diventa pari al rispetto per le caste…il rifiuto del merito porta sempre a favorire la gerontocrazia.
(Michael Young)
L’estetica della politica
Nella società attuale il valore delle politica (e dei politici) dipende sempre meno dalla sua funzione, e sempre più dalla forma, resa soddisfacente ai più dalle tecniche della comunicazione.
Martedì 20 aprile 2010
E’ la Lega il partito dei lavoratori
Anche i disoccupati scelgono il Carroccio, Pd confinato all’isolamento. Un operaio su due vota per Zaia Ma il radicamento non c’entra Feltrin: «Contano le parole chiave»
Lunedì 19 aprile 2010
Federalismo fiscale: un'opportunità per il Triveneto
Una grande opportunità per migliorare le proprie condizioni di vita: questo è ciò che rappresenta il federalismo fiscale per l’84,5% delle persone intervistate nel Triveneto.
Questa riforma, per la cui realizzazione il Governo è chiamato ad adottare entro il 2011 uno o più decreti attuativi, è conosciuta in maniera approfondita dall’81,6% degli intervistati, mentre il 14,4% dichiara di averne una conoscenza più generale ed un 4,0% di sapere di cosa si tratta, ma di non comprendere realmente tale tematica.
L’attuazione del federalismo fiscale comporterà un decentramento nella gestione delle entrate derivanti dalla tassazione locale, al fine di responsabilizzare le Amministrazioni dal punto di vista dell'impiego delle risorse. Ai cittadini è stato chiesto quale livello di governo fosse il più indicato per gestire le entrate dell’imposizione locale, ed essi hanno individuato nella Regione (44,1%) l’istituzione deputata a tale compito; una minore fiducia viene riposta rispetto a questa dimensione per gli altri enti territoriali, quali la Provincia (22,5%) ed il Comune (20,7%). Solamente il 12,7% dei rispondenti preferirebbe che le proprie tasse rimanessero allo Stato.
Il 71,3% degli intervistati ritiene che tale riforma potrà abbassare le tasse versate, mentre il 27,6% non crede che la pressione fiscale subirà sostanziali variazioni; infine, l’1,1% crede addirittura che con il federalismo fiscale le tasse aumenteranno. I cittadini del Triveneto hanno espresso minori dubbi rispetto alle ricadute positive che il federalismo potrà apportare sulla qualità dei servizi pubblici locali: il 95,7% dei rispondenti è sicuro che tali servizi registreranno un miglioramento, mentre il 4,3% è del parere opposto.
Le grandi aspettative riposte nell’attuazione della riforma giustificano, quindi, il largo consenso per la sua celere introduzione: rispetto a ciò ben il 93,3% dei cittadini si è dichiarato a favore, mentre il 6,7% ha espresso la propria contrarietà.
Consulta il report completo del sondaggio Quaeris »
Sabato 18 aprile 2010
Il testamento biologico
Non esiste “il” problema del fine vita, ma un fascio di questioni diversificate e complesse. Non è possibile, di conseguenza, affidarsi ad astratte dichiarazioni di principio sulla disponibilità o indisponibilità della vita.
Si tratta, piuttosto, di modulare con ragionevolezza l’equilibrio fra due principi entrambi irrinunciabili dal punto di vista costituzionale: la tutela della vita come “interesse” dello stato e presidio della dignità della persona da una parte e, dall’altra, la libertà con la quale ogni individuo decide il senso, l’orientamento della sua esistenza.
Stefano Semplici – Paradoxa – luglio settembre 2009
Lunedì 12 aprile 2010
Pillola RU486: i risultati di un sondaggio di Quaeris
In Italia l’aborto è regolato da una legge che lo autorizza entro i 3 mesi di gravidanza. In alcuni casi la legge stabilisce che possa essere praticato anche dopo i primi 3 mesi. A questo riguardo il 45% degli intervistati ritiene che sia opportuno lasciare la legge sull’aborto invariata, mentre il 29% vorrebbe che essa fosse modificata in senso maggiormente restrittivo.
Il Consiglio Superiore di Sanità ha disposto che la pillola abortiva RU486 possa essere somministrata solo congiuntamente al ricovero ospedaliero: a tal riguardo l’84,6% ritiene sia stata una scelta giusta in quanto permette un controllo per l’intera durata del trattamento.
Relativamente al No del governatore Zaia alla somministrazione della pillola abortiva nelle strutture ospedaliere del Veneto, il 61,3% degli intervistati non è d’accordo con la posizione del Presidente della Regione contro il 38,7% che la appoggia. Per quanto poi riguarda la presa di posizione di Monsignor Rino Fisichella che ha elogiato la scelta del Presidente Regionale Cota sul no alla pillola abortiva, il 77,6% del campione ritiene che non sia stato opportuno da parte della Chiesa prendere una posizione politica su questo tema.
Consulta il report completo del sondaggio Quaeris »
Venerdì 2 aprile 2010
Immersi tra le pillole: la RU486
Cota: “ Marcirà nei magazzini”
Zaia: “No alla pillola RU486”
Tosi: “Non sono d’accordo con chi sbandiera la RU486 come un rimedio, né con chi dice che non bisogna assolutamente utilizzarla”
Legge 194/1978, Art. 1: Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.
Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.
Quindi la legge c’è e va applicata puntando soprattutto su un percorso educativo, di cui si devono far carico tutte le istituzioni.
Il Governo emani le linee guida e tutte le istituzioni impegnino risorse per adeguati percorsi educativi.
Vedremo.
Il dubbio
È in atto una campagna d’odio contro di me, il fascismo e l’Italia (Benito Mussolini, 1932).
È facile parlare di libertà a chi è onnipotente. È facile parlare di eguaglianza a chi, con la sua potenza, protegge quella di tutti gli altri annichilendoli, piuttosto di renderli eguali (Louis Antoine de Saint Just, 1794).
Fra trent’anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione (Ennio Flaiano, “Don’t Forget”, 1967/72).
Un Cane Lupo, ch’era stato messo de guarda a li cancelli d’una villa, tutta la notte stava a fa’ bubbù. Perfino se la strada era tranquilla e nun passava un’anima: lo stesso! Nu’ la finiva più! Una Cagnola d’un villino accosto je chiese: - Ma perché sveji la gente e dài l’allarme quanno nu c’è gnente? - Dice: - Lo faccio pe’ nun perde er posto. Der resto, cara mia, spesso er nemmico è l’ombra che se crea pe’ conserva’ un’idea: nun ce mica bisogno che ce sia (Trilussa, “Er nemico”, 1919).
L’Italia di oggi?
Mah…
Il PD e gli elettori di sinistra
Il PD è sempre più marginale nella politica italiana: sono rimasti a sostenerlo gli iscritti-elettori della sinistra storica che hanno puntato con le preferenze su singoli candidati che rappresentano la maggioranza e la guida del partito dell’area Bersani.
Vedi le elezioni regionali nella provincia di Treviso dove in pochi si sono curati del candidato Presidente perché non era rappresentativo della sinistra.
Allora si salvi chi può con gli elettori di sinistra.
Dov’è finito il partito plurale ?
Non esiste più perché molti elettori delle elezioni politiche del 2008 sono scappati.
E le altre risorse politiche?
Scompariranno presto con i complimenti della Lega Nord….
Mah…
Elezioni regionali
Berlusconi: “Abbiamo vinto”
Bossi: “Abbiamo vinto, la sinistra non esiste più al Nord”
Bersani: “Non abbiamo perso, siamo stabili”
Ma chi ha perso?
Boh…
Un “Centro riformista”
Non si tratta di proporre un “Centro moderato” che rinnovi in qualche modo l’esperienza della DC, ormai non più proponibile per ragioni non solo storiche ma anche teologiche.
Non si tratta di smantellare i partiti esistenti, ma di prendere un’iniziativa politica nuova, offrendo ai cattolici e ai laici riformisti una nuova opportunità accanto a quelle già esistenti.
Occorre cioè dare vita a un’area popolare democratica, un Centro riformista, che ancora non c’è, senza per questo scomporre i partiti esistenti, né convogliare nel nuovo soggetto politico i leader che già militano nell’uno o nell’altro partito. E’ urgente offrire una sponda ai delusi e a quanti vogliono impegnarsi positivamente per ridare un’anima alla politica.
(Bartolomeo Sorge)
La sinistra italiana ed il governo del Paese
La sinistra italiana sia per ragioni storiche che di elettorato non può essere una guida per il governo del Paese. E anche perché non vi sono esempi di buon governo utili a convincere la maggioranza degli elettori. L’ultimo esempio è rappresentato dal governo Prodi.
Se non si è consapevoli di questo, qualsiasi progetto per la ricostruzione di una moderna alternativa democratica di governo sarà sempre più difficile.
Una nuova cultura politica
La diffusa sfiducia dei cittadini, nei confronti della politica deriva dal fatto che oggi la “democrazia rappresentativa” è giunta al capolinea. La ragione determinante di questa crisi sta nel fatto che la “questione sociale” oggi è profondamente cambiata fino a divenire “questione antropologica”, aggravata dal prevalere della cultura e dell’etica individualistica. Questa, infatti, dopo il fallimento storico del socialismo reale, è divenuta una sorta di “pensiero unico”. Ora l’individualismo e il relativismo etico, caratteristici della cultura neoliberista dominante, hanno finito con il corrodere i pilastri portanti sui quali poggia la democrazia (il personalismo, la solidarietà e la sussidiarietà): la persona è stata ridotta a “individuo”; la solidarietà a mero “legalismo formale”; mentre una forma di “centralismo autoritario” ha preso il posto della partecipazione responsabile (o sussidiarietà). Ciò ha messo in crisi la democrazia rappresentativa” che ci eravamo dati dopo la seconda guerra mondiale (dopo il fascismo) e che tanti buoni frutti ha prodotto anche in Italia.
Avviene così che cresce a dismisura il numero degli assenteisti e di quanti non si fidano più dei partiti e delle istituzioni democratiche; dubitano che la “casta” sia in grado di tutelare la sicurezza senza alimentare forme di xenofobia e di razzismo, di garantire il benessere alle fasce sociali più povere, di liberare i territori del Paese dominati dalle mafie, di assicurare la rapidità della giustizia e la certezza della pena, di offrire servizi sociali che funzionino, di elaborare norme fiscali eque.
Perciò oggi la vera sfida per passare alla “democrazia deliberativa” o partecipativa sta nel recuperare la nozione integrale di persona quale essere-in-relazione, nel vivere la solidarietà legale come fraternità, nel realizzare la sussidiarietà come cittadinanza attiva e responsabile. In altre parole, per superare la crisi della politica, occorre una nuova cultura, un nuovo umanesimo, fondato sulla concezione integrale della persona, sulla solidarietà fraterna, sulla partecipazione responsabile dei cittadini e dei corpi intermedi della società. Volendo dare un nome a questa nuova cultura politica, la potremmo definire “un personalismo laico, solidale e responsabile”.
(Bartolomeo Sorge)