Gentili colleghi e colleghe,
l’Assemblea della Camera ha votato questa settimana la manovra di
finanza pubblica. Sulla base della nuova disciplina di contabilità introdotta dalla legge n. 196 del 2009, la decisione di
bilancio per il 2011 è costituita dalla
legge di stabilità e dalla legge di bilancio,
entrambe con carattere triennale e, quindi, con effetti che comprendono
l'intero triennio 2011-2013. L'esame dei rispettivi disegni di legge, i
cui contenuti presentano numerosi elementi di novità rispetto alla
previgente disciplina (dettata dalla legge n. 468 del 1978), è iniziato
presso le Commissioni parlamentari ed è poi proseguito in Aula. Durante
la discussione in Commissione Bilancio, di cui faccio parte, il Governo
ha presentato un
corposo emendamento
che ha ampliato consistentemente i contenuti del testo iniziale,
disponendo interventi in favore dell'università, stanziando risorse per
le missioni internazionali di pace, per gli ammortizzatori sociali, per
le scuole paritarie non statali e per l'editoria, oltre a disporre una
rilevante modifica al Patto di stabilità interno. Le risorse stanziate
dall'emendamento in questione ammontano per il 2011 a circa 5,7 miliardi
di euro, la cui copertura (per lo più una tantum) è fornita da altre
disposizioni introdotte nello stesso emendamento governativo, tra cui in
particolare i proventi della futura asta sulle frequenze digitali,
proposta che era stata avanzata da tempo dal Partito Democratico. In
Aula poi, anche per la forte pressione delle opposizioni, è stata prorogata al 2011 l'agevolazione del 55%, sia pure spalmando il beneficio fiscale in 10 anni.
Nel
mio intervento in Aula, martedì 16 novembre, mi sono soffermata in modo particolare sugli effetti che la manovra avrà per la
finanza locale.
Quando il disegno di legge di stabilità è pervenuto in Commissione
bilancio non conteneva alcuna disposizione sul Patto interno (anche se
esso è contenuto proprio della nuova Legge di Stabilità): il Governo lo
rinviava ad un provvedimento successivo, con il motivo di dover chiudere
il tavolo di concertazione con le Autonomie locali. In seguito,
sollecitato fortemente dalle forze politiche,
il Governo ha presentato
il cosiddetto nuovo Patto di stabilità, una nuova modulazione del calcolo dell’obiettivo di saldo che si accompagna ad una
clausola di salvaguardia
per il 2011, che peraltro non evita un ulteriore salasso alle casse dei
nostri Comuni. Occorre infatti tener conto che ai vincoli del patto si
debbono sommare i tagli ai trasferimenti. Variabile, quest'ultima, non
irrilevante atteso che inciderà sulle entrate già in fortissima
sofferenza e quindi aggraverà il dato contabile del nuovo obiettivo di
saldo. Per i Comuni virtuosi comporterà una rilevante ricaduta sui
servizi e sulle opere pubbliche. Con riferimento alla cd "clausola di salvaguardia", di cui al comma 91 dell'art.1,
avendo la sua formulazione letterale suscitato alcuni dubbi
interpretativi, sono riuscita a convincere il Governo e il
Relatore ad effettuare una correzione formale, dichiarata in fine
seduta, sostituendo al comma 91 il
termine “saldo” con quello di “obiettivo di saldo”.
In questo modo è stato chiarito anche in termini letterali che la ratio
della clausola di salvaguardia è quella di ridurre la distanza per
l’anno 2011 tra l’obiettivo di saldo ottenuto con la nuova modalità di
calcolo e quello calcolato ai sensi della disciplina vigente. Vi allego a
tal fine
un prospetto con le indicazioni per il relativo calcolo,
secondo tale interpretazione. Vi sarò grata se poteste restituirmelo
con le indicazioni dell’impatto della nuova normativa sul bilancio del
vostro Ente. Pur trattandosi di previsioni ipotetiche (non avendo a
disposizione ancora il taglio dei trasferimenti) sarebbe comunque molto
utile avere un’idea delle ricadute della nuova normativa sul nostro
territorio. La simulazione per il momento fatta per il mio Comune indica
un notevole peggioramento dell’obiettivo di saldo per il 2011 rispetto
al calcolo ex art. 77-bis, per circa un 75%. L’obiettivo di saldo per il
2011 ex art. 77-bis sarebbe stato infatti per Roncade di 426.000 euro;
con il nuovo calcolo e la clausola di salvaguardia è di 338.000 euro,
cui però va aggiunto il taglio dei trasferimenti, che è indicativamente
di 410.000 euro. L’impatto complessivo della manovra sul bilancio di
Roncade per il 2011 potrebbe dunque essere di 749.000 euro, superiore
dunque di 322.000 euro a quello che sarebbe stato con la disciplina
vigente.
Ovviamente ci sarebbero da considerare anche altri aspetti peggiorativi introdotti dal Governo, come l’ulteriore
vincolo all’assunzione di mutui
previsto dal comma 106 (che per alcuni Comuni comporta una riduzione
fino ad un quarto della possibilità di accendere mutui), ma si tratta di
aspetti che comunque in qualche modo sono assorbiti (per gli Enti
soggetti al Patto di stabilità) dalle ricadute negative dei vincoli
imposti dal patto sul fronte della riduzione dei trasferimenti e dei
limiti ai pagamenti in conto capitale.
Nessuna soluzione positiva sul fronte
“pagamenti in conto capitale”,
un tema molto concreto che interessa gli enti virtuosi, i comuni e le
province che hanno giacenze di cassa e che vorrebbero pagare le opere
pubbliche, il che aiuterebbe anche le imprese dando un po' di ossigeno
alla loro liquidità (vista la grave crisi in cui versano come confermato
dal
Rapporto Congiunturale dell’ANCE). C'è solo una «norma manifesto» (
art. 1, commi 58 e 59)
che prevede un fondo di 60 milioni di euro per il pagamento alle
imprese degli interessi moratori a carico dei comuni. Ora, è chiaro che
si pagano gli interessi quando si paga anche il capitale, ma siccome non
c'è nessuno spiraglio di possibilità di ulteriori pagamenti dei residui
passivi in conto capitale degli enti locali, non si capisce questi 60
milioni che fine faranno; andranno probabilmente in economia il prossimo
anno. Per questo in Aula ho affermato che non è accettabile che le
regole che si approvano in Parlamento non aiutino proprio gli Enti che
potrebbero e vorrebbero dare un contributo alla crescita di questo
Paese.
All’art.1, comma 92, vi è, poi, un
tesoretto di 480 milioni di euro
che si afferma potrà essere usato al tavolo della Conferenza
Stato-Città e autonomie locali, per aiutare gli enti che hanno più
difficoltà ad applicare il nuovo Patto. Sarà interessante vedere come
sarà utilizzato questo tesoretto, se andrà a beneficio degli enti che si
meritano davvero un aiuto o se sarà “saccheggiato” a favore di qualche
‘raccomandato’, come fanno pensare gli stessi commi successivi che
prevedono una serie di esenzioni dal Patto ‘ad entem’, a favore dei
soliti privilegiati (grandi eventi, Expo di Milano, Roma Capitale,
riqualificazione urbana di Parma, enti commissariati per mafia…), mentre
sono stati bocciati i nostri emendamenti che prevedevano l’esclusione
dal Patto di Stabilità delle risorse impiegate dai nostri Enti locali
per far fronte all’emergenza alluvionale.
In merito agli emendamenti da me presentati e sottoscritti (
che allego per vostra conoscenza)
voglio sottolineare con soddisfazione l’accoglimento da parte della
Commissione Bilancio di una norma da me proposta che spero potrà dare
sollievo alla gestione di alcuni dei nostri Enti locali. Si tratta del
sub-emendamento (
0.1.500.173) all’emendamento 1.500 del Governo in materia di
turnover del personale dei Comuni.
La mia proposta introduce una deroga al limite del 20% imposto dalla
manovra economica della scorsa estate relativamente alla possibilità di
nuove assunzioni per sostituire i dipendenti che vanno in quiescenza.
Ora per i Comuni che hanno una incidenza delle spese di personale
rispetto alle spese correnti non superiore al 35% sarà concesso di
assumere, purché siano rispettati gli obiettivi del patto di stabilità e
i limiti di contenimento complessivo delle spese di personale. Il mio
emendamento, fatto proprio dal Relatore al comma 116 dell’art. 1 (
vedi anche Italia Oggi del 17.11.10),
rappresenta una boccata d’ossigeno per tanti Comuni che hanno sempre
risparmiato sul costo del personale e che oggi, sulla base della
normativa vigente, sono impossibilitati, a seguito della cessazione dal
servizio di alcuni dipendenti, a garantire funzioni fondamentali, come
quelle affidate alla polizia locale, alle assistenti sociali o al
personale impiegato agli sportelli dell’anagrafe (soltanto per citarne
alcuni) . Su tale tema ti invito a leggere
il mio comunicato stampa del 15 novembre scorso.
Il Relatore ha fatto proprio anche un altro emendamento del Pd che
consente ai Comuni fino a 30.000 abitanti di mantenere le Società già
costituite che abbiano avuto il bilancio in utile negli ultimi tre
esercizi (vedi comma 115 dell’art.1).
Vorrei segnalare brevemente anche un’altra questione di sicuro
interesse per i nostri Comuni. Grazie ad una iniziativa bipartisan
promossa da me e dal collega Toccafondi (Pdl) già in Commissione
Bilancio abbiamo costretto il Governo a fare marcia indietro su tagli
alle
scuole paritarie non statali (e
in particolare quelle materne che sappiamo svolgere un servizio
fondamentale della nostra Regione). Nella Legge di Stabilità approvata
alla Camera
sono stati reintegrati per il 2011 i 245 milioni di euro
precedentemente tagliati. Un buon risultato, anche se mancano
all'appello ancora 13 milioni di euro per reintegrare totalmente i 539
milioni originari che erano stati stanziati dal Governo Prodi. Oltre
all’emendamento sul reintegro dei fondi, che ha trovato accoglimento dal
Governo, ho presentato altri due emendamenti in materia di
finanziamenti alle scuole materne paritarie. Il primo (
n. 1.138), come ho spiegato nel mio
intervento in Aula giovedì 18 novembre,
chiedeva di allocare i 245 milioni di euro reintegrati per il 2011,
direttamente alla disposizione legislativa riferita alle scuole non
statali della Finanziaria 2009 che prevede una particolare procedura di
concertazione con le Regioni, e che stabilisce un termine di 30 giorni
dall'entrata in vigore della legge finanziaria per l’erogazione dei
fondi. Una proposta che mirava ad eliminare il passaggio del Decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri, un procedimento articolato e
complesso che ad oggi non ha ancora permesso alle nostre scuole materne
paritarie di ricevere i contributi relativi all’anno scolastico
2009/2010 stanziati nella Finanziaria dell'anno scorso sulle risorse dello scudo fiscale. Con un secondo emendamento (
n. 1.219)
chiedevo al Governo di far uscire dal Patto di stabilità i contributi
erogati dai Comuni alle scuole paritarie dell'infanzia limitatamente alle regioni in
cui tali scuole coprono il 55% dell'offerta del servizio e comunque
entro il limite massimo complessivo di spesa di 200 milioni di euro per
l'anno 2011. Si tratta di un emendamento, che se accolto, avrebbe dato
ulteriore ‘ossigeno' alle casse dei Comuni e degli asili paritari di
Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
Concludo ricordando l’emendamento (
1.304)
che ho presentato per chiedere al Governo di stanziare 26,5 milioni di
euro per ciascuno degli anni 2011, 2012, 2013 per consentire la
realizzazione del secondo stralcio del
Sistema ferroviario metropolitano del Veneto.
Proposta che si è resa necessaria dopo che il Governo Berlusconi ha
cancellato i 100 milioni di euro stanziati a seguito di un emendamento
da me proposto all’ultima Finanziaria Prodi. Senza gli 80 milioni di
euro che mancano all’appello (oggi ci sono soltanto i 60 stanziati dalla
Regione Veneto) non sarà possibile realizzare le tratte
Vicenza-Castelfranco Veneto, Treviso-Conegliano, Quarto d'Altino-San
Donà-Portogruaro e Padova-Monselice. Peccato che il Governo non abbia
accolto il mio emendamento: sarebbe stata certamente una buona notizia
dopo che
il Cipe, nella seduta del 18 novembre, ha dato il via libera ad altre infrastrutture regionali.
Con questo è tutto, vi saluto e auguro buon lavoro.
Cordiali saluti
Simonetta Rubinato