Aggiornamento su armonizzazione sistemi contabili, sblocco gare d'appalto ed edilizia scolastica
Gentile Sindaco, caro amministratore,
questa settimana nella Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo (oltre che in Commissione Bilancio della Camera per i profili inerenti la copertura finanziaria) abbiamo in esame - per la redazione del relativo parere nel merito - l'atto n. 92 del Governo, ovvero lo schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 23 giugno 2011 n. 118, in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro organismi. Vi allego al riguardo la relazione svolta dal relatore in Commissione Bilancio (clicca qui) e del materiale del servizio Studi per l'eventuale vostro approfondimento (clicca qui).
Confrontandomi con alcuni tecnici che collaborano al mio staff ed amministratori locali temo che si tratti dell'ennesimo intervento normativo motivato da ottime finalità (ovvero l'esigenza, connessa all'armonizzazione dei bilanci, di rendere la finanza pubblica più trasparente a vantaggio dei cittadini e dei vari portatori d'interesse verso la Pubblica Amministrazione, tappa fondamentale per il risanamento dei conti pubblici, anche in virtù delle attività connesse alla revisione della spesa pubblica e alla determinazione dei fabbisogni e dei costi standard) ma che rischia di tramutarsi per le modalità e la tempistica di attuazione in una vera e propria bomba ad orologeria, pronta ad esplodere il prossimo anno, visto che l'entrata in vigore è prevista per il 1^ gennaio 2015, cioè tra meno di sei mesi, quando ad oggi il Parlamento non ha ancora espresso i suoi pareri, il che significa che ci vorrà ancora del tempo per avere il decreto legislativo pubblicato in forma definitiva in Gazzetta.
Ho così provveduto a presentare alla proposta di parere dei relatori (clicca qui) cinque emendamenti, che trovate in allegato (clicca qui). Per prima cosa chiedo il rinvio al 1^ gennaio 2016 dell'adozione del nuovo sistema contabile per tutti gli enti locali. Sono infatti convinta, come ho spiegato ad Italia Oggi (clicca qui), che vada individuata una tempistica che consenta un'adeguata e capillare formazione del personale e un percorso che accompagni in modo adeguato nella conoscenza e nella corretta applicazione del nuovo sistema di contabilità economica tutti gli enti (ricordo che su oltre 8.000 comuni solo 340 sono stati gli sperimentatori). In particolare, per la stragrande parte dei comuni medio-piccoli le difficoltà non vengono dal rischio di un eventuale disavanzo di amministrazione che può scaturire dall'applicazione dei nuovi principi contabili - come eliminazione di residui attivi o fondo crediti dubbia esigibilità - (ciò accade per lo più per i comuni di maggiori dimensioni e rammento che per questo si è previsto un processo decennale di riassorbimento), ma dalla scarsità del personale degli uffici di ragioneria, già oberati da una miriade di adempimenti e da una normativa sulla finanza locale in continuo cambiamento. Sulla possibilità di questo rinvio vi è la sensibilità anche dei colleghi relatori al provvedimento, ma il governo si è dichiarato contrario, obiettando che l'Anci, ovvero il soggetto istituzionale che rappresenta i comuni, non ha chiesto alcuna proroga. In effetti ho saputo che anche i rappresentanti di Anci Veneto si sono dichiarati contrari al rinvio al 1° gennaio 2016 e francamente non me ne spiego la ragione.
Con un altro emendamento chiedo di eliminare la previsione di un ‘premio' in termini di spazi finanziari rispetto al patto di stabilità per gli enti che accedono al primo gennaio 2015 per la prima volta al nuovo metodo contabile: la premialità in termini di spazi finanziari di patto di stabilità aveva infatti senso per gli enti sperimentatori, ma non ne ha alcuna se si conferma l'entrata in vigore per tutti al primo gennaio prossimo. Anche perché occorre rivedere integralmente il patto di stabilità visto che l'armonizzazione può incidere positivamente o negativamente sui saldi finanziari rilevanti ai fini del patto. Il principio discusso fin dall'inizio è quello che bisogna piuttosto sterilizzare, neutralizzare gli impatti positivi e negativi che possono incidere sul patto. Ciò tanto più vale se, come ha preannunciato il sottosegretario Baretta, dal prossimo anno si supererà la logica del Patto per il criterio del pareggio del bilancio.
Con un altro emendamento, più tecnico, chiedo di semplificare l'accesso al sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici attraverso la registrazione di un unico codice, visto che la sperimentazione ha dimostrato come ad es. la transazione elementare a volte diverge o è incompatibile con i codici Siope.
Infine con un altro emendamento chiedo che non si limiti la competenza dei dirigenti per le variazioni di bilancio ai soli capitoli aventi stesso codice di quarto livello del piano dei conti (limite peraltro introdotto solo ora, che non c'era nella fase della sperimentazione) perché vorrebbe dire rendere la gestione ancora più rigida di come era in precedenza con tutte le problematiche collegate all'esigenza di rappresentare correttamente le tipologie di spesa. Ciò, nella sostanza e tanto per fare degli esempi concreti, vorrebbe dire dover ricorrere ogni volta a deliberazioni giuntali qualora si presentino le seguenti situazioni:
- maggiori esigenze per spese di cancelleria da finanziare con riduzioni di stanziamento su capitoli relativi ad acquisto libri e riviste;
- maggiori esigenze per spese per assicurazioni diverse da finanziarsi con risparmi di spesa su assicurazioni contro danni;
- maggiori esigenze per spese per servizi amministrativi (si pensi alle spese di pubblicazione dei bandi) da finanziarsi all'interno del budget inizialmente assegnato ed imputato alla tipologia di spesa per la quale verrà indetta la gara.
Non può inoltre non essere considerata la necessità che ogni dirigente o responsabile di servizio possa variare gli stanziamenti tra beni e servizi, proprio perché all'interno del medesimo macroaggregato, e ciò in quanto non sempre è possibile conoscere a priori in sede di previsione di bilancio le modalità con le quali poi si realizzerà l'attività. Si pensi ad esempio alle manutenzioni ordinarie del patrimonio che possono essere fatte in economia, con personale proprio, utilizzando pertanto beni all'uopo acquistati, ovvero affidandosi a contratti esterni. Ancora, si pensi a manifestazioni per le quali in sede di programmazione è quantificabile e definibile solo il budget, ma non la ripartizione tra beni e servizi che è questione che molto spesso viene definita in sede di dettaglio di programmazione. Esempi in tal senso se ne potrebbero fare molti e tutti nel senso di dimostrare come sia necessario/opportuno mantenere la flessibilità che i nuovi sistemi contabili sembravano aver introdotto.
Il sistema delle competenze dovrebbe essere pertanto così chiarito:
- Competenza Consiliare limitata agli stanziamenti dei programmi, con dettaglio al 4^ livello allegato al bilancio solo a fini conoscitivi;
- Competenza della Giunta limitata agli stanziamenti dei macroaggregati da definirsi in sede di PEG, con dettaglio al 4 livello che, inserito in sede di approvazione del PEG, non risulti vincolante per la successiva gestione dirigenziale che può svilupparsi anche attraverso variazioni compensative all'interno del macroaggregato in questione ma purché nei limiti del budget assegnato ad ogni singolo responsabile di servizio con la deliberazione di approvazione del PEG.
In ogni caso credo che si dovrebbe lasciare ad ogni singolo ente, nel regolamento di contabilità o in sede di approvazione del PEG, la valutazione se consentire o meno alla struttura dirigenziale l'effettuazione di variazioni compensative all'interno del macroaggregato. Vi aggiornerò sul seguito, avendo saputo che gli unici ad aver presentato degli emendamenti oltre alla sottoscritta sono stati i parlamentari del M5S.
Sblocco appalti acquisti. In merito alle problematiche sollevate dall'art. 9 comma 4 del D.L. n. 66/2014, inerente la normativa riguardante l'acquisizione di lavori, beni e servizi - su cui vi avevo già riferito nelle precedenti newsletter, - da contatti avuti sia con il Viminale che con il Mef, ho ricevuto conferma in merito all'impegno - da parte del Governo - riguardo all'approvazione di un emendamento ad hoc nel primo provvedimento utile (ovvero il D.L. n. 90/2014 sulla riforma della PA). Mi è stato altresì riferito da fonte Anci che, nell'attesa della conversione di questo decreto legge, nel corso della seduta di mercoledì 9 luglio prossimo della Conferenza Stato-Regioni, in accordo con Anci, sarà posta in essere una deliberazione interpretativa attraverso la quale sarebbe possibile posticipare l'entrata in vigore - ad oggi prevista per il 1° luglio - della nuova normativa inerente l'acquisizione di lavori, beni e servizi da parte dei Comuni non capoluogo di Provincia, sia sotto la soglia dei 40 mila euro, sia per importi superiori. Notizie confermate anche dal Sole 24 Ore del 4 luglio (clicca qui). Meglio tardi che mai, ma da parlamentare che aveva denunciato per tempo il rischio della paralisi degli acquisti e presentato emendamenti ad hoc per migliorare la norma dell'art. 9 comma 4 d.l. n. 66/2014, resto dell'idea che tale situazione si poteva e doveva evitare per tempo, come ho dichiarato al Gazzettino di Treviso (clicca qui).
Sblocco patto di Stabilità ai Comuni per edilizia scolastica. Il Decreto della Presidenza del consiglio dei ministri del 13 giugno scorso che risponde alla richiesta di 380 Comuni di spazi finanziari per gli esercizi 2014 e 2015, per utilizzare risorse proprie bloccate dal patto di Stabilità per interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici, é stato finalmente pubblicato (clicca qui). Una boccata d'ossigeno anche per le imprese del territorio. Lo avevo anticipato in una intervista alla Vita del Popolo (clicca qui).
Seguiranno a breve altre misure (clicca qui), a partire dagli ulteriori 400 milioni di euro assegnati il 30 giugno scorso dal CIPE con i quali si potrà soddisfare la quasi totalità delle graduatorie regionali dei comuni - circa 2.500 - che hanno chiesto finanziamenti per l'edilizia scolastica sulla base del c.d. Decreto del Fare del Governo Letta (ricordo che nel predetto provvedimento erano stati inizialmente stanziati 150 milioni a tal fine, con i quali si era fatto fronte ad un primo gruppo di 692 domande). Sono invece ancora bloccati i 900 milioni di euro (da fondi BEI) già previsti dal decreto legge c.d. Carrozza e che il Ministero dell'Istruzione spera di poter sbloccare per settembre.
La pubblicazione del Dpcm é una buona notizia per il nostro territorio che vedrà finalmente aprire dei cantieri per mettere in sicurezza e ampliare gli edifici scolastici dando lavoro anche alle imprese locali. E' dal 2008 che in Parlamento presentavo emendamenti per far uscire dal patto di stabilità gli investimenti per le scuole e finalmente si comincerà a vedere qualche risultato. Ora occorre vigilare perché le pastoie burocratiche non frappongano ulteriori ritardi. Ad esempio rimane aperta la vicenda del nuovo plesso scolastico di Asolo che non è tra gli interventi di questo primo blocco e su cui ho sollecitato l'attenzione del Ministero visto che stiamo parlando di un intervento rilevante di costruzione di un nuovo edificio scolastico con tecniche antisismiche per il quale il Comune aveva anche ottenuto dei finanziamenti regionali.
In conclusione segnalo che venerdì 4 luglio scorso si è tenuto un importante convegno a Venezia organizzato dall'Associazione italiana dei professori di diritto tributario dal titolo "Riforma del Titolo V della Costituzione e Fiscalità Locale" (clicca qui). Il Prof. Franco Gallo, presidente emerito della Corte Costituzionale, sulla base del testo del disegno di legge costituzionale attualmente in discussione al Senato, ha affermato che sul tema dell'autonomia tributaria di regioni (e comuni) si torna indietro agli anni '70, con una impostazione centralistica e statalistica che é in contrasto con quanto afferma l'art. 5 della Costituzione sul riconoscimento e la promozione delle autonomie locali. Interessanti gli interventi dei relatori prof. Luca Antonini (secondo il quale il centralismo in atto é la medicina sbagliata per curare l'ammalato, ovvero il sistema istituzionale italiano: serve piuttosto attuare finalmente il regionalismo a geometria variabile previsto dall'art. 116 terzo comma e inserire in costituzione l'applicazione di costi e fabbisogni standard); del prof. Andrea Giovanardi (che ha portato l'esperienza della provincia autonoma di Trento: la specialità consente al sistema tributario trentino, di fatto, di attuare un meccanismo in grado di garantire competitività al territorio perché, contenendo l'eccessivo peso dei tributi statali, rende il Trentino attrattivo per le imprese); del prof. Gianluigi Bizioli e del rettore prof. Antonio Felice Auricchio, a favore dell'attuazione dei principi del federalismo fiscale e dell'autonomia come trave portante di una democrazia matura.
Sono stata invitata a sorpresa a portare il mio contributo in conclusione. È stato un onore prendere la parola ad un tavolo di relatori di altissimo livello universitario (clicca qui) per rappresentare la mia preoccupazione, da parlamentare veneta, per l'impostazione centralistica del progetto di riforma in discussione, che amplia il divario tra regioni speciali e regioni ordinarie e dilata enormemente il potere della burocrazia statale. Una riforma così rilevante non dovrebbe essere discussa solo dai parlamentari e dagli esperti, ma essere oggetto di un dibattito pubblico che coinvolga anche i cittadini, per assicurare non solo il cambiamento, ma anche il miglioramento dell'assetto istituzionale del Paese a favore di cittadini ed imprese.
Restando a disposizione per ogni eventualità, ti saluto cordialmente.
On. Simonetta Rubinato
|
|