Il dibattito
ELIMINARE LE PRIMARIE PER IL CANDIDATO ANTI-ZAIA? SAREBBE UN GRAVE ERRORE
I media, nel dare comunicazione di un incontro del Pd Veneto, organizzato dal sottosegretario Baretta a Mogliano Veneto sabato 19 luglio scorso, con relatore il prof. Paolo Feltrin, in vista delle elezioni regionali, hanno dato grande evidenza alla possibilità, ammessa dai dirigenti presenti, di non ricorrere alle primarie per la scelta del candidato da anteporre a Luca Zaia alle elezioni regionali della prossima primavera se ci fosse una decisione su una candidatura forte condivisa dal gruppo dirigente nazionale e regionale (guarda il servizio di Antenna 3 Nordest - leggi l'articolo pubblicato dal Corriere del Veneto).
Nel convegno infatti il prof. Feltrin ha sostenuto che le primarie rischiano di dividere il partito, come avrebbe dimostrato il caso di Padova. Dopo aver letto la stampa, ho subito contattato il segretario regionale Roger De Menech, rappresentandogli che sarebbe un grave errore non dare la parola agli iscritti e agli elettori veneti per la scelta del candidato in una competizione che sarà molto difficile e che non ci vede affatto partire in vantaggio. Non basterà infatti l'effetto Renzi, anche se sarà fondamentale l'impegno del Premier per centrare l'obiettivo. Serve aprire il partito e coinvolgere in modo autentico più energie e competenze possibili della società veneta nella costruzione di un progetto strategico di governo per il Veneto, visto che la nostra regione si giocherà nei prossimi cinque anni la capacità di restare tra le regioni più competitive in Europa. Le primarie, se vere ed aperte e se incentrate non solo sui nomi, ma anche sulle proposte di governo, possono essere uno strumento formidabile per rendere il Pd più competitivo.
In sintesi, anche con le primarie dobbiamo dimostrare che viene prima il progetto per il Veneto, poi le ambizioni personali. Una posizione, la mia, raccolta dal Corriere del Veneto nell'edizione del 22 luglio (clicca qui) e condivisa dalla base, visto che molti iscritti mi hanno scritto e telefonato, che sono certa sarà raccolta dalla dirigenza regionale nella prossima direzione regionale.
In Aula
SÌ CONVINTO ALL'ARRESTO DI GALAN. MA NO ALLA GOGNA MEDIATICA: CI SONO ANCHE ALTRE RESPONSABILITÀ POLITICHE
Il 22 luglio la Camera è stata chiamata a votare l'autorizzazione all'arresto di Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto, nell'ambito delle indagini sull'inquietante sistema corruttivo emerso sul Mose.
Ho votato convintamente sì all'autorizzazione, per rispetto del principio di uguaglianza dei cittadini una volta stabilito che non c'era nel caso di Galan alcun fumus persecutionis. E perché, come tutti, sono indignata della vicenda del Mose. Che ho definito inquietante non solo per l'entità delle tangenti, ma anche per la pervasività diffusa della corruzione non solo tra i politici, ma anche nelle strutture statali preposte al controllo (magistrato alle acque, magistrati della Corte dei Conti, del TAR) e per il senso di onnipotenza e impunità dei soggetti coinvolti, quasi esistesse una società di fatto tra corrotti e corruttori. Al punto che non si può non ipotizzare che la corruzione non fosse estesa anche a livello nazionale ed anche ad altre grandi opere, inserite in Legge Obiettivo. Vedremo gli sviluppi delle indagini della magistratura, sperando che sulle stesse non cada la tagliola della prescrizione.
Mi sono stupita della reazione violenta di Galan alla notizia dell'esito del voto: non era stato lui stesso nella conferenza stampa tenuta a suo tempo per esporre le proprie ragioni difensive ad affermare che non ravvisava alcun intento persecutorio da parte della magistratura nei suoi confronti?
Ma sono rimasta colpita anche dalle dichiarazioni sul web di tanti cittadini e anche dei commenti di alcuni colleghi volti a captare il consenso popolare. Mi chiedo: se questo signore per 15 anni ha fatto il buono e cattivo tempo in Veneto (tanto da essere soprannominato il Doge) ci sarà qualche cittadino che se lo sarà pure votato, qualche esponente delle classi dirigenti istituzionali, economiche, sociali e culturali che lo avrà pure sostenuto, se non corteggiato? E un minimo di responsabilità politica ce l'avrà anche qualche alleato e forse qualche esponente delle opposizioni che si sono succedute dal 1995 ad oggi in consiglio regionale se solo la magistratura è riuscita a detronizzare il suo sistema di potere?
L'incontro
PERCHÉ GLI ARTIGIANI TREVIGIANI NON PROMUOVONO A PIENI VOTI IL GOVERNO RENZI?
Lunedì 21 luglio ho partecipato a Treviso alla consegna al sottosegretario Baretta della pagella al Governo Renzi da parte di Confartigianato della Marca Trevigiana. Un voto ottimo quello dato sulle politiche per l'energia, visto che il Governo ha esteso la platea dei beneficiari: le imprese agevolate sono passate dalle 3.600 del 2001 e dalle 2.986 del 2013 a ben 969.600 grazie alle misure 'taglia bollette' del Dl n. 91/2014 sulla Competitività. Questo significa che si è finalmente tenuto conto che la quota degli occupati nelle piccole imprese in filiere ad alto consumo di energia è pari al 55,4%. Insufficienti invece le valutazioni su fisco, lavoro e semplificazioni, mentre il voto peggiore è alla persistente stretta del credito alle imprese, con tassi che restano elevati nonostante la discesa dello spread. Il voto complessivo in pagella, tra il 5 e il 6, dimostra che la fiducia nel Premier perdura, ma anche che il tempo a disposizione è sempre meno. Credo che uno dei nodi fondamentali che il governo Renzi deve sciogliere con urgenza sia quello della produzione da parte della macchina governativa dei 691 decreti attuativi delle leggi e delle riforme già approvate dal Parlamento negli ultimi tre anni che ancora mancano, come ha di recente certificato il Ministro Boschi in Consiglio dei ministri. Senza questi atti regolamenterai le norme già approvate dalle due Camere non possono sortire effetti nella vita reale di persone ed imprese.
Clicca qui per leggere l'intervento del presidente di Confartigianato Marca Trevigiana, Renzo Sartori
Clicca qui per vedere alcune foto scattate durante l'incontro
Interrogazioni & interpellanze
IMPRENDITORI JESOLANI TRUFFATI: IL GOVERNO RISPONDE ALLA MIA INTERROGAZIONE
Mercoledì 23 luglio, in Commissione Finanze, il sottosegretario Enrico Zanetti ha risposto alla mia interrogazione sul caso dei commercianti ed artigiani di Jesolo vittime della truffa del ragioniere Nicola Nardin. A questo link trovate la mia interrogazione e la risposta del Governo (clicca qui). Ho sottolineato come sia necessario verificare se la normativa a favore dei contribuenti nelle fattispecie analoghe, citata nella risposta, abbia o meno trovato piena applicazione nel caso di specie, considerato che di recente i piccoli imprenditori si sono visti rigettare in primo grado dalla Commissione Tributaria i ricorsi presentati su indicazione degli stessi funzionari dell'Agenzia delle entrate e di Equitalia. Il rappresentante del Governo ha assicurato che si farà carico di verificare la specifica procedura della pratica presso l'ufficio fiscale competente.
Leggi il mio comunicato stampa sul tema del 24 luglio 2014
Leggi la sintesi a verbale dell'illustrazione della mia interrogazione e la mia replica alla risposta del Governo
UNA SPADA DI DAMOCLE PENDE SUI CONTRIBUTI ALLE SCUOLE DELL'INFANZIA PARITARIE
Venerdì 25 luglio, in Aula, il sottosegretario per l'istruzione, Roberto Reggi, ha risposto all'interpellanza urgente, a mia prima firma (clicca qui), sui drammatici ritardi nell'erogazione dei contributi alle scuole dell'infanzia paritarie, che stanno mettendo a rischio l'erogazione degli stipendi al personale in questi mesi estivi, in cui i gestori non possono contare sulle rette delle famiglie. Abbiamo appreso dalle sue parole che sull'erogazione dei contributi 2014 pende una spada di Damocle. Non solo il Governo non ha ancor adempiuto all'impegno assunto nel dicembre scorso in sede di legge di Stabilità 2014 di far uscire dal Patto di Stabilita regionale le somme che le Regioni devono erogare alle scuole, ma si è ipotizzato un emendamento al decreto legge sulla PA (clicca qui), in corso di conversione alla Camera, per far rientrare tra le spese incluse nei vincoli del Patto di stabilità anche i 100 milioni di euro assegnati alle Regioni fuori patto con legge di stabilità 2014.
Secondo quanto affermato da Reggi, l'emendamento sarebbe la conseguenza dell'accordo sancito il 29 maggio scorso in Conferenza Stato-Regioni, tra Governo e rappresentanti delle Regioni (clicca qui), secondo il quale queste ultime, per individuare il taglio di 500 milioni imposto dal Dl n. 66/2014 (quello dello sfocate degli 80 euro) hanno rinunciato ad una serie di esclusioni di spese dai vincoli del Patto (esclusioni stabilite dal Parlamento in legge di Stabilità) tra gli altri i contributi per le scuole dell'infanzia paritarie, per i buoni scuola e per i libri di testo. Al momento sull'emendamento pesa il parere negativo già esplicitato dal MIUR proprio nell'ottica della richiesta avanzata da noi interpellanti, ovvero dare stabilità e certezza dei trasferimenti alle scuole materne paritarie attraverso il ripristino dell'erogazione alle scuole di tutti i fondi direttamente dal Ministero dell'istruzione, non facendoli più passare per il bilancio delle regioni, evitando così una volta per tutte la tagliola del Patto di stabilità regionale, oltre ad ottenere il risultato di semplificare ed accelerare le procedure.
Il rientro delle somme nei vincoli del Patto di stabilità regionale con la sottrazione della competenza dell'erogazione dei finanziamenti da parte degli uffici territoriali del Miur determina diversi effetti negativi, come evidenziati dallo stesso sottosegretario Reggi. Tra essi: una possibile differenziazione dei criteri di riparto da regione a regione, venendo a mancare il coordinamento nazionale del MIUR che verifica, tra l'altro, il corretto utilizzo dei fondi; una possibile differenziazione nell'erogazione dei fondi, in quanto l'inserimento delle predette spese tra quelle che incidono sul Patto di stabilità interno comporterà che l'erogazione sarà gioco-forza legata alla situazione di cassa delle singole regioni. E ancora: un aggravio del procedimento di erogazione del finanziamento, in quanto i dati delle scuole paritarie sono gestiti dal MIUR per il tramite delle proprie articolazioni territoriali. "Senza contare - ha concluso Reggi - che, se tali risorse rientreranno nel Patto di stabilità, le stesse potrebbero essere oggetto di tagli da parte delle regioni stesse".
Al termine del suo intervento mi sono detta stupefatta dell'intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni e ho dato il mio pieno sostegno al sottosegretario Reggi per l'impegno del Miur a rivedere l'accordo Governo-Regioni per vincolare le risorse alle loro primarie finalità. Non va dimenticato che la stessa Corte costituzionale nella sentenza n. 50 del 2008 ha ricordato allo Stato e alle regioni che le prestazioni erogate dalle scuole paritarie «ineriscono a diritti fondamentali dei destinatari», il che impone allo Stato di garantire «continuità nell'erogazione delle risorse finanziarie».
Guarda il video dell'illustrazione della mia interpellanza in Aula
Leggi il resoconto d'Aula dell'intervento
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